Dove c’E’ acqua c’É vita?
40Km di percorso fra mulini e canali da scoprire “a tutta lentezza”

Fortunatamente oggi ne troviamo alcuni ancora esistenti e ben conservati
Uniti i vari tratti fino a Fusignano, il canale dei mulini venne infine prolungato fino al Passetto per immettersi nel Reno. L’ultima modifica del suo corso risale al 1972, quando venne immesso nel canale di bonifica destra Reno.
Un progetto ambizioso che voleva connettere l’ambiente collinare con quello lagunare delle Valli di Comacchio, ma purtroppo al momento non risulta ancora attuato, confidiamo nel futuro!

i mulini MI affascinano da sempre, mi SEMBRA DI VIVERE dentro a un’ALTRA DIMENSIONE
Questo itinerario di cui ti raccontiamo oggi è stato “pensato a tappe” da Legambiente, che ha stilato una guida che trovi qui, lontano da strade trafficate e facilmente percorribile a piedi o in bicicletta.
La relativa vicinanza a numerosi centri abitati permette infatti sia la visita di singoli punti di interesse, sia la realizzazione di un itinerario completo dalla chiusa immissario fino alla foce.
Nei pressi dell’incrocio si trova una strada sterrata che conduce ad alcune abitazioni, alla chiusa e alle opere di presa. L’opera di presa ? direttamente visibile, seguendo il corso del canale che costeggia la strada sterrata, mentre la diga sul Senio si trova a poche decine di metri sulla sinistra. La traversa sul Senio è stata recentemente ricostruita dal Consorzio di Bonifica secondo le tipologie costruttive tradizionali, con l’utilizzo di legname, fascine e corde (sostituite da cavi in acciaio, unica concessione all’utilizzo di materiali moderni), in modo da renderla il più possibile simile a come doveva presentarsi fino ai primi decenni del ‘900.
Lasciandosi alle spalle la chiusa e tornando verso il centro abitato di CastelBolognese si arriva davanti al Mulino di Scodellino: oltre a sorridere per la rima, ci sentiamo subito catapultati con la mente a quando i ritmi di vita erano decisamente più lenti, faticosi certo, ma sicuramente quando si apprezzavano a pieno le gioie del ritrovarsi in famiglia a condividere quello che si produceva con tanta fatica. Non abbiamo data certa di costruzione di questo mulino, ma si pensa intorno agli ultimi anni del ‘300 (probabilmente 1396 o 1398).
Gli unici interventi degni di nota riguardano infatti le modifiche realizzate negli anni ’20 e ’30, durante i quali vennero costruiti lo sfioratore e il canale secondario, che passa sotto al manto stradale facendo defluire aldilà della strada l’acqua in eccesso, e le modifiche effettuate alle ruote idrauliche.
Il mulino, di proprietà del Comune di Castelbolognese fin dal 1489, è rimasto in funzione fino al 1982, ma è stato abitato dalla famiglia dell’ultimo mugnaio fino alla fine degli anni ’90.

nonostante varie proposte, iniziative e progetti per la valorizzazione del manufatto
le strutture sono rimaste pressoché abbandonate, subendo un lento ma inesorabile degrado.
Considerando le sue caratteristiche medievali, lo stato di conservazione delle macchine e dei locali, i progetti di ripristino funzionale del mulino sono certamente suggestivi, perchè darebbero la possibilità di creare un piccolo ma significativo”museo vivente”, una testimonianza delle tecniche idrauliche che si sono tramandate dal medioevo ad oggi e soprattutto di un mondo agricolo e produttivo che ha caratterizzato la pianura romagnola fino a pochi decenni fa.
Comprato dalla Famiglia Muzzi dai Sig.ri Piani nei primi anni ’80 dopo che lo avevano abbandonato per oltre 20 anni, oggi si presenta come ristorante pizzeria, ma sono ancora ben visibili, sia all’interno che all’esterno del fabbricato, alcune strutture tipiche della sua funzione.
La passeggiata prosegue per altri 4 Km circondati dalla rigogliosa vegetazione
Il Ponte delle Lavandaie aveva un secondo parapetto (a sud) che venne abbattuto probabilmente durante la seconda guerra mondiale.

Se proseguiamo dal Ponte delle Lavandaia per circa 700 metri costeggiando il Canale dei Mulini su entrambe le sponde (sia a piedi che in bicicletta), concludiamo il nostro tour dove fino a pochi decenni fa sorgeva il Mulino Figna, in Via De’ Brozzi, realizzato nel 1561 e sopravvissuto con successivi ampliamenti e miglioramenti tecnici (turbine e impianti a cilindri), fino agli anni ?70 del secolo scorso.
Oggi purtroppo non esiste più, sostituito da costruzioni moderne e lo stesso tratto urbano del canale è tombato e quindi non visibile per alcune centinaia di metri.
Nei pressi del mulino erano inoltre presenti altri gradoni per lavare i panni, analogamente al ponte delle lavandaie, ma sono scomparsi anch’essi con la tombatura del canale.
I canali, i mulini, le chiuse che attraversano l’Emilia Romagna sono tanti
Noi ci crediamo molto e speriamo che prima o poi tutto questo si avveri!
Nel frattempo continueremo a tenervi aggiornati su territori e itinerari sconosciuti per scoprirli e promuoverli con noi a bordo di fantastici minivan vintage-style.